S. Michele

On 10 gennaio 2013

Fino alla prima metà dell’Ottocento la chiesa di san Michele sorgeva in alto, sul bastione delle mura, a dominare l’estremo ovest della città.
Si trattava  di una fondazione antichissima, di cui si hanno notizie risalenti addirittura al VII-VIII secolo. Nel periodo romanico la chiesa, a tre navate, era collegata con una struttura conventuale, che con il XV secolo cominciò a essere abbandonata e cadde in disuso.
La costruzione della mura nuove nel ‘500 portò a una parziale distruzione della chiesa che fu privata della parte anteriore, conservando solo transetto e absidi, assumendo la forma un po’ curiosa che alcuni pittori dell’ottocento immortalarono, poco prima che questo storico edificio venisse completamente distrutto.

Evidentemente la demolizione di questo monumento, che pure aveva già perduto tanto del suo originario aspetto suscitò, non solo fra intellettuali e storici dell’arte del tempo, ma anche fra gli artisti un moto, se non di indignazione, di obbligo morale a documentare le fasi di questa distruzione.

Il complesso monastico di san Michele venne sacrificato in nome della pubblica utilità.
Un porto competitivo garantiva alla città un buon inserimento nel nascente stato italiano.
Tutta la zona dove erano la chiesa di san Michele e quella di san Tommaso fu interessata da questi sconvolgimenti: ad un crescente sviluppo commerciale e marittimo per Genova erano imprescindibili le infrastrutture ferroviarie e marittime  nonché una rete viaria più agile che mettesse in collegamento queste strutture.

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